"La bellezza e il ricordo indelebile di quelle spedizioni gettano ancora sprazzi di luce sul mio cammino ormai avviato sul viale del tramonto.“

1962 - Patagonia Argentina (Cile). Torre Sud del Paine. Prima assoluta per parete e cresta Nord. Prima ripetizione "Via degli inglesi" per la parete Nord e la cresta Nord Est. Spedizione CAI Monza.

7 dicembre 1962 - 28 febbraio 1963. Componenti: Giancarlo Frigieri (capospedizione e organizzatore), Carlo Casati, Josve Aiazzi, Nando Nusdeo, Vasco Taldo ed io. Anche due giovani universitari cileni, Mario Alfaro e Pedro Durand, essi stessi posseduti dalla passione andina erano della partita.
Spedizione alla quale ho avuto la fortuna inaspettata di essere invitato, penso per la buona parola di Josve Aiazzi, che avevo conosciuto sulla Via della Concordia alla Cima d'Ambiez in Brenta, e di quella di Nando Nusdeo, con il quale mi ero trovato sulla Via dei Tedeschi alla Nord della Cima Grande di Lavaredo, in quella occasione lui era in cordata con Casimiro Ferrari.
L'idea era nata per ricordare il grande Andrea Oggioni che, nel 1961, aveva perso la vita sul Pilone del Freney al Bianco. Di quella prima spedizione, delle sette che ho compiuto complessivamente negli anni a seguire, conservo il ricordo di un fantastico sogno vissuto realmente. Col viaggio via mare siamo stati assenti dall'Italia per oltre tre mesi.
Le Torri sono ubicate nella zona dell'estancia Cerro Guido, allora amministrata dai signori Wilson, inglesi, della società Esploradora, una multinazionale proprietaria di quell'immenso “cielo” di terra dove vivono ottocentomila pecore merinos, mille più, mille meno, custodite e spostate, da pascolo a pascolo, dai gaucios, campioni nella doma dei cavalli selvaggi.
Prima di noi, da più di un mese, degli inglesi, che si dicevano membri di una spedizione "scientifica!" si trovavano nella zona. Obiettivo vero: le Torri del Paine Centrale e Sud. La Torre Nord e la cima principale (Cerro Paine) erano già stati saliti nel 1957 dalla spedizione di Guido Monzino.
Era materialmente impossibile, per noi, recuperare un così pesante svantaggio nei loro confronti. Così dopo inenarrabili sacrifici e fatiche, il 16 e 17 gennaio, ripetemmo la via degli inglesi alla Torre Centrale, a distanza di un solo giorno dalla loro ascensione. Rimaneva ancora la Torre Sud, la più alta, la più difficile, che già due anni prima aveva respinto gli "scientifici".
In giorno 9 febbraio 1963 eravamo in vetta alla “nostra” Torre Sud, completando così i nostri obiettivi.
Nel silenzio più assoluto ci abbracciammo in vetta. Solo due parole: “Vasco – Armando”. Poi si scatenò il vento che suonava l'organo del cielo al diapason. Come se l'enorme tastiera fosse toccata dalle magiche mani di Johann Sebastian Bach. Sul vertice estremo urlammo il nostro grazie alle montagne e al cielo.
Ho ricordi positivi di quell'avventura umana prima ancora che alpinistica. La fraterna amicizia che era nata fra noi partecipanti. I vari incontri con gli italiani residenti a quelle latitudini, assolutamente nuove per noi. In particolare l'incontro conviviale in un ristorante chic di Punta Arenas col nostro ambasciatore italiano a Valparaiso, che aveva noleggiato una aerotaxi per fare un giro attorno alle Torri, atterrando nel campo in terra battuta dell'aeroporto dell'estancia Cerro Guido.
Gli accadimenti particolareggiati di quella spedizione si possono leggere nei miei libri “Pilastri del cielo” (ormai introvabile) e "Nella luce dei monti".
Ancora oggi, dopo oltre cinquant'anni dalla spedizione alle Torri del Paine, quando ripenso all'arrivo in vetta alla vergine Torre Sud, mi sembra di essere lì. Il vento suona l'organo del cielo. Il sole dardeggia. L'aria è limpida sotto un grande cielo di profondo blu che mette i brividi. Una lama di granito rosa al confine con l'azzurro impalpabile. Una porta, un velo davvero si scopre per un fuggente attimo. Abbiamo visto, abbiamo ascoltato, abbiamo bevuto alla fonte che lascia un desiderio, quasi un tormento, ancora più grande, perché, dentro, ci brucia un soffio d'infinito. Mi rivedo con le braccia alzate in atto di suprema adorazione. Un ringraziamento urlato sale nell'aria: “Grazie, grazie montagne”. Con la certezza che il Signore sapeva, da sempre, chi erano i piccoli uomini a cui era stata riservata quella montagna che stava sotto i loro piedi.

I componenti la spedizione
Aste all'attacco della Torre Sud del Paine
Vasco Taldo sulla Torre Sud del Paine
Nando Nusdeo sulla Torre Sud del Paine
Carluccio Casati sulla Torre Sud del Paine
Aste in vetta alla Torre Sud del Paine

"Le scalate e le spedizioni sono descritte, in modo particolareggiato e in ordine cronologico, nel mio primo libro (ora introvabile) PILASTRI DEL CIELO.“